Il dolore cronico benigno o dolore persistente, è una condizione psico-fisica di sofferenza della persona, generata da patologie dell’apparato osteo-articolare e che perdurando nel tempo divengono responsabili di una progressiva riduzione della qualità della vita di chi ne è affetto e conseguentemente finendo con intaccare anche il suo umore e il suo rapporto con gli altri.
La persona affetta da dolore cronico finisce col rassegnarsi a CONVIVERE col dolore e condurre una vita nel dolore. Quest’ultimo talvolta è già presente dal mattino, perdura per tutto il giorno e compromette le attività lavorative, di ricreazione ed incontro con gli altri, la pratica di attività sportiva, il sonno e il riposo notturno. Il dolore rende nervoso, irascibile la persona colpita, la costringe via via a continue rinunce e vivere talvolta una condizione di incomprensione da parte dei familiari, dei colleghi di lavoro e gli amici che erroneamente credono in una esagerazione del modo di manifestare il dolore.
Oggi dovrebbe essere prioritario da parte dei medici compiere ogni sforzo possibile per ridurre o eliminare il cosidetto “dolore inutile” e restituire il sorriso a chi soffre di dolore cronico.
La comunità scientifica, fatta di specialisti che studiano i meccanismi biologici all’origine del dolore e le differenti strategie terapeutiche, hanno redatto dei criteri di scelta e delle linee guida da seguire, in primis la MULTIDISCIPLINARITA’ ed il rispetto della SCALA DEL DOLORE.
Multidisciplinarità significa intervenire in team tra differenti specialisti (fisiatra, ortopedico, neurochirurgo, terapista del dolore) e adottare armi terapeutiche da utilizzare in successione o contemporaneamente ma che agissero in modo differente ( farmaci, fisioterapia, procedure infiltrative, sostegno psicologico, etc) sui meccanismi che alimentano il dolore cronico.
La scala del dolore significa misurare l’intensità del dolore ed intervenire in maniera proporzionata ad esso. Quindi utilizzare analgesici deboli ( ad es. antinfiammatori e paracetamolo) per le forme di dolore lieve, sopportabile e di breve durata e passare via via ad analgesici più o meno forti o procedure terapeutiche ad invasività crescente al crescere dell’intensità e persistenza del dolore.
Quali sono le persone a maggior rischio di sviluppare un DOLORE CRONICO BENIGNO?
Le persone anziane sono classicamente la categoria più colpita da dolore cronico, e ciò come conseguenza dell’aumentare della patologia artrosica che colpisce contemporaneamente differenti articolazioni (colonna cervicale, lombare, ginocchia , spalle) unita ad altre patologie quali osteoporosi, obesità e malattia venosa cronica degli arti inferiori.
Non bisogna tuttavia dimenticare il dolore cronico lombare da discopatia o da ernia discale, spesso causato dal lavoro che genera vere crisi di dolore acuto (lombosciatalgia ) al punto da BLOCCARE il paziente per intere settimane. In questa condizione di profonda sofferenza il paziente sperimenta a sue spese l’insuccesso di farmaci antinfiammatori e miorilassanti, assunti autonomamente per svariati giorni e che non sortiscono alcun effetto. Il paziente, nella disperata ricerca di guarire, finisce col sottoporsi periodicamente a differenti procedure diagnostiche collezionando esami quali radiografie, risonanza magnetica, elettromiografia, ect. e ad affidarsi e dar credito a chiunque gli prospetti una guarigione.