Accade quotidianamente a tutti noi medici: un paziente sta bene fino al giorno prima, non ha fatto nulla di strano o particolarmente intenso e tuttavia si presenta nei nostri ambulatori con un improvviso dolore alla spalla, all’epicondilo laterale del gomito, al tendine d’achille piuttosto che al polso o alla mano”. Alle volte basta qualche domanda o qualche semplice manovra o test diagnostico, tal altre occorre approfondire con esami radiologici ed ecografici per capire che ad essere colpito da infiammazione è il TENDINE.
Per anni considerata la patologia di chi pratica sport d'èlite o anche a livello amatoriale, le tendinopatie sono di frequente riscontro anche in ambito lavorativo o in soggetti che non svolgono attività lavorativa particolarmente intensa.
L'incidenza delle tendinopatie tende ad aumentare quindi con l'età e colpisce maggiormente il sesso maschile con particolare localizzazione di spalla (periartrite scapolo-omerale) , gomito (gomito del tennista), piede ( tendine d'achille e sperone calcaneare).
A causa di una sua fragile vascolarizzazione, il tendine, quando sollecitato ripetutamente o intensamente, rimane vittima di un processo infiammatorio che tenderà a perdurare nel tempo e cronicizzare con conseguente dolore e limitazione dell'articolazione colpita.
Il paziente scopre spesso da solo che l'utilizzo di farmaci antinfiammatori assunti anche per lungo periodo sono molte volte inefficace per controllare il dolore mentre di contro prevale l'urgenza di dover riprendere il lavoro o la pratica sportiva.
Sebbene poco gradito dal paziente, la prima arma utile da utilizzare nelle tendiniti è proprio il riposo.
Il ricorso al medico specialista avviene molte volte in ritardo quando l'infiammazione dura ormai da settimane o alcuni mesi e sono comparse le temibili conseguenze della cronicizzazione cioè le calcificazioni. Queste ultime indeboliscono il tendine e lo espongono ad un'altra terribile conseguenza che è data dalla rottura del tendine stesso.
La visita specialistica completata da un esame ecografico costituiscono il modello diagnostico più indicato per riconoscere una tendinopatia, la sua gravità, la presenza di eventuali calcificazioni, lesioni o rotture.
La scelta terapeutica sarà una conseguenza del grado di severità della patologia tendinea. Fortunatamente oggi vi sono a disposizione dello specialista, valide armi terapeutiche da mettere in campo nella ricerca di una rapida e definitiva guarigione. Tra tutte, le onde d'urto focalizzate a guida ecografica godono il favore di numerosi studi scientifici ed il riconoscimento dalla comunità di esperti per essere considerate il più efficace trattamento terapeutico per tutte le forme di tenditi anche quelle complicate dalla presenza di calcificazioni.
Il compito della terapia con onde d'urto è quello di riuscire in breve a risolvere o attenuare il dolore, indurre una progressiva rigenerazione del tendine e favorire il riassorbimento delle calcificazioni. Classicamente si tratta di una tecnica terapeutica eseguita dal medico fisiatra e non dal fisioterapista e necessita di una pre-valutazione ecografica al fini di individuare la sede e profondità della calcificazione. L'intero ciclo terapeutico consta di un numero variabile da 3 a 5 sedute eseguite a distanza di sette giorni l'una dall'altra e non presenta particolari controindicazioni ed effetti collaterali.
Nel campo della terapia fisioterapica vanno inoltre distinte le onde d'urto cosi dette radiali che essendo meno potenti delle onde d'urto focalizzate, trovano indicazione nel trattamento delle contratture muscolari (trigger point) o in alcune forme lievi di tendiniti. Valido ausilio terapeutico, non sono tuttavia efficaci nel trattamento delle calcificazioni.
Un ruolo di primissimo piano nel trattamento delle tendinopatie è inoltre ricoperto dalle infiltrazioni. L'uso del cortisone ha subito negli ultimi anni un forte ridimensionamento a causa dei suoi effetti dannosi sul tendine soprattutto in seguito ad un utilizzo frequente e ripetuto.
Viceversa sempre maggiori evidenze scientifiche emergono dall'impiego di infiltrazioni eco-guidate di acido ialuronico, il quale eserciterebbe un'azione lubrificante e nutriente sul tendine infiammato e rovinato dall'usura.
Non bisogna infine dimenticare la patologia dei cosi detti annessi tendinei e più in specifico le borsiti. Le borse sierose essendo dei cuscinetti di protezione dei tendini sono anch'esse spesso colpite da infiammazione quando vi è un sovraccarico funzionale, tendono a distendersi e riempiendosi di liquido infiammatorio, generando forte dolore soprattutto notturno.
L'approccio terapeutico ideale in queste forme infiammatorie è rappresentato dallo svuotamento mediante infiltrazione eco-guidata seguito da terapia con laserterapia ad alta energia di ultima generazione.
Tra le tendinopatie maggiormente rognose da curare, vi è la cosidetta “periartrite calcifica della spalla”. In questa diffusissima patologia le calcificazioni dei tendini possono raggiungere considerevoli dimensioni che in passato costringevano il paziente a sottoporsi ad un intervento chirurgico ortopedico. Da alcuni anni è stata perfezionata una nuova tecnica mini-invasiva ecoguidata praticata dal fisiatra interventista che consente con il semplice impiego di due grossi aghi ed una anestesia locale, di rimuovere le calcificazioni tramite un vero e proprio lavaggio del tendine.